1) Le agevolazioni fiscali
L’’IRES, l’imposta sul reddito delle società introdotta nel 2003 è ridotta del 50 per cento per tutti gli enti che hanno un fine di assistenza, beneficenza e istruzione (non solo quelli riconducibili alla Chiesa); la Chiesa cattolica italiana non ha mai pagato l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) sui beni immobiliari che utilizzava per fini non commerciali, ( ad es. se il Vaticano fitta dei suoi immobili ad una banca su questi non paga l’ICI). A partire dal 2005, la legge ha previsto l’esenzione tout court per tutti gli immobili ( governo Berlusconi) e nel 2007 il governo Prodi limitò la normativa, prevedendo che l’esenzione dell’ICI si potesse applicare solo agli immobili dalle finalità “non esclusivamente commerciali”. Quell’avverbio – “esclusivamente” – ha permesso alla Chiesa di usufruire dell’esenzione anche per strutture turistiche, alberghi, ospedali, centri vacanze : è sufficiente la presenza di una cappella all’interno della struttura. La perdita netta, per il fisco italiano si avvicina ai due miliardi di euro. Inoltre le merci dirette dall’estero alla Città del Vaticano e a tutti gli uffici vaticani del territorio italiano sono esenti da imposte doganali e daziarie ed i lavoratori italiani che lavorano in società con sede in Vaticano, anche se la loro sede di lavoro è in territorio italiano, non pagano l’IRPEF.
2) L’otto per mille e gli altri finanziamenti alla Chiesa cattolica
Lo Stato italiano dà direttamente o indirettamente molti fondi alla Chiesa cattolica per le sue attività religiose, caritative e educative attraverso l’otto per mille. D’accordo su chi volontariamente decide di donare l’8 per mille , il problema è che alla Chiesa cattolica va l’80 per cento di tutto l’otto per mille di quelli che non l’hanno dichiarato esplicitamente la preferenza. La cifra si aggira intorno al miliardo di euro l’anno. Come dichiara la stessa Chiesa cattolica, più di un terzo della cifra viene utilizzato per pagare gli “stipendi” dei sacerdoti, mentre agli “interventi caritativi” va circa un quarto del totale. A questi si aggiungano i sovvenzionamenti statali alle scuole private confessionali; gli stipendi degli insegnanti di religione cattolica nelle scuole pubbliche; altre agevolazioni, una delle più curiose delle quali è forse la fornitura idrica gratuita alla Città del Vaticano, prevista dall’articolo 6 del Trattato tra il Vaticano e il Regno d’Italia del 1929 (accordo non toccato dalla revisione del Concordato del 1985).
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