MA QUALE 25 APRILE
Odio, per lo più, tutti i giorni in cui il calendario mi obbliga a qualche festeggiamento. La reputo una vera e propria tirannia imposta da uomini, seppure miei pari, che per bislacche ragioni a volte storiche altre religiose hanno deciso che quello sarà un giorno di festa. Tra quelle che più odio c’è il 25 aprile. Perché ogni qual volta ricorre questa maledetta data dobbiamo sorbirci le solite polemiche di chi non vive che per aspettare tale ricorrenza tra bandiere rosse e consessi protopartigiani; e chi con fermezza da repubblichino schifa la festa e non vi partecipa. Il bello è che a parlare e sostenere in modo veemente le ragioni dell’una o dell’altra parte sono coloro che non sono stati attori né alla liberazione e né a Salò. Se approfondisci con qualche domanda su quel periodo storico escono fiumi d’ignoranza e luoghi comuni. Insomma un minestrone. Qualche sbiadito ricordo di banchi di scuola , un pò di sentito dire e se sei degli anni 60/70 confondi questo con quello. Tale è il risultato dell’esperimento che ho condotto nel mio ambiente di lavoro, che poi null’altro è che uno spaccato della società. Per fortuna che dopo le ricorrenze del 25 aprile si ritorna al presente dove crediamo di vivere liberati ma siamo più prigionieri di prima in uno stato come quello italiano al collasso occulto e assediati da una classe politica vergognosa. Auguro ai miei figli – io non potrò – che un giorno potranno festeggiare una data, in cui si saranno liberati dal giogo della tirannide dei poteri che governano le nostre vite.
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