giovedì 26 aprile 2012

CIRIELLI ED I PARTIGIANI DI SALERNO




Sono stato facile cassandra nel preannunciare che il 25 aprile vi sarebbero state polemiche - incidenti non ci ho pensato, mi sembrava eccessivo-. Ieri la folla dibatteva : “ Ha fatto bene Cirielli a ricordare durante la ricorrenza della liberazione le stragi ad opera dei partigiani che vengono festeggiati in questa occasione?” Ma la domanda non deve essere questa. E’ necessario chiedersi : “ Ma Cirielli diceva la verità?” E se diceva la verità, e secondo me la dice, qual è il problema? La storia non và revisionata. Non siamo tutti alla ricerca della verità , anche di quella scomoda.  Cliccate su questo link, e voi che entrate fatelo senza pregiudizi, come cuoriosi che vogliono conoscere delle testimonianze sull’argomento.

martedì 24 aprile 2012



MA QUALE 25 APRILE

Odio, per lo più,  tutti i giorni in cui il calendario mi obbliga a qualche festeggiamento. La reputo  una vera e propria tirannia  imposta da uomini, seppure  miei pari, che per bislacche  ragioni a volte storiche altre  religiose hanno deciso che quello sarà un giorno di festa. Tra quelle che più odio c’è il  25 aprile. Perché ogni qual volta ricorre questa maledetta data dobbiamo sorbirci le solite polemiche di chi non vive che per aspettare tale ricorrenza tra bandiere rosse e consessi protopartigiani; e chi con fermezza da repubblichino schifa la festa e non  vi partecipa. Il bello è che a parlare e sostenere  in modo veemente le ragioni dell’una o dell’altra parte sono coloro che non sono stati attori  né alla liberazione e né a Salò. Se approfondisci con qualche domanda su quel  periodo storico escono fiumi d’ignoranza e luoghi comuni. Insomma un minestrone. Qualche sbiadito ricordo di banchi di scuola , un pò di sentito dire e se sei degli anni 60/70  confondi questo con quello. Tale  è il risultato dell’esperimento che ho condotto  nel mio ambiente di lavoro, che poi null’altro è che uno spaccato della società. Per fortuna che dopo le ricorrenze del 25 aprile  si ritorna al presente dove crediamo di vivere liberati ma siamo più prigionieri di  prima  in uno stato come quello italiano al collasso occulto e assediati  da una classe politica vergognosa. Auguro ai miei figli – io non potrò  – che un giorno potranno festeggiare una data,  in cui si saranno liberati dal giogo della tirannide dei poteri che governano le nostre vite.              

domenica 22 aprile 2012


APPELLO SINDACO SALERNO: OFFRO LAVORO IN CAMBIO DI I.M.U.
( COME LA CURIA)


Il buon sindaco De Luca ci sta preparando a dover digerire un boccone assai amaro , e cioè:  non far pagare in EURO l’IMU alla curia di Salerno, in cambio di servizi di carattere sociale. Se ciò dovesse accadere sarebbe un grosso scivolone di De Luca. Allora, siamo costretti a pagare l'IMU perché abbiamo deciso di sacrificare parte delle nostre vite per acquistare un appartamento. Le privazioni a cui ci siamo sottoposti insieme ai nostri familiari – mutui, prestiti di famiglia e chissà cos’altro – sono state molteplici . Ora la malapolitica, gli sprechi, il tangentismo, il familismo amorale di certuna classe politica ci ha obbligati ad ulteriori sacrifici( imu,mancati rinnovi dei contratti di lavoro, art. 18,iva e soprattasse etc…).

In questa situazione come potremmo accettare  guarentigie a favore della curia? Perché  tali diseguaglianze???  Ed allora Sindaco perché non fà la stessa offerta ai cittadini salernitani???

 IL sindaco De Luca potrebbe domandare a chi deve pagare tale tassa, la disponibilità a lavorare per il Comune per un tempo proporzionale pari al valore dell’IMU che ognuno di noi dovrebbe versare ,  a seconda delle proprie competenze individuali. Es. Verde pubblico, gestione spiagge comunali, traffico, guida turistica, parcheggi, impianti sportivi, uffici comunali, recupero crediti, avvocatura, consulenze , manutenzione, scuole. Tutto ciò che il Comune di Salerno già paga. Io sono DISPONIBILE FIN D’ORA, come la curia, ad offrire il mio tempo-lavoro, in cambio del pagamento dell'IMU.      

venerdì 20 aprile 2012


LA CACHISTOCRAZIA CAMPANA


Scontro in regione campania tra PDL e UDC, scontro tra PD e nuovo , si fà per dire, PSI DI Caldoro, scontro tra PD e PDL ma un unico elemento emerge e lo ha riassunto benissimo un Maestro, che ha espresso con SAGGIE PAROLE l'attuale situzione che si attaglia al mondo in cui viviamo. " La condiscendenza verso il peggio, la tolleranza indiscriminata. Si è estinto il buongusto, la rettitudine, la decenza. Non dico l'onore, l'eroismo, il genio, il grande stile. Il mondo è diventato un chiassoso coagulo di brutalità. Perché la volgarità è di una brutalità superiore ad ogni altra, uccide nel modo più terribile: impedendo di nascere. Oggi che nasca qualcosa di bello è ai minimi storici del genere umano".  

mercoledì 18 aprile 2012



DRINNN..SCUSA MA DEVO RISPONDERE !!!


Andate sul corso a Salerno e osservate quante persone parlano al cellulare. Ieri sera ho assistito ad  una scena assai carina dove quattro giovanotti pur passeggiando insieme, si fa per dire, parlavano contemporaneamente al telefonino. Il quadretto era pittoresco  perché questi 4 senior continuavano a tenere uniti il passo, ma ognuno di loro conversava amabilmente con chissà chi,  dando importanza a chi stava dall’altra parte ed ignorando la persona con la quale si accompagnavano. Come dire la prevalenza del virtuale sul reale,, il dominio dell’antisociale sulla socialità. In quel caso nessuno disturba nessuno perché tutti con lo stesso discutibile stile stanno facendo la stessa cosa. Ma le persone che usano il cellulare - o è il contrario? -  posso essere assai maledicate . Si legge che “ nella civile Svezia, ad esempio, sui treni sono state predisposti vagoni vietati ai cellulari accesi, in Olanda nei locali è generalmente proibito entrare con la suoneria non silenziata ed iniziano a comparire nei negozi cartelli del tipo : chi al momento di essere servito sta parlando al cellulare, torna in fondo alla fila. Anche nell’uso del cellulare è richiesta educazione del tipo: non parlare a voce alta; non interrompere le conversazioni per rispondere al telefono; scrivere sms camminando ( «walking messaging) che è causa di numerosi incidenti; tenere suonerie troppo alte e per di più di cattivo gusto. ( Pochi giorni fà ne ho subita una di un neonato che piangeva) ; telefono a tutta suoneria a spettacoli ed eventi. Niente di peggio del telefonino del vicino che squilla a teatro o durante al concerto. Poi è assai carina la scenetta di quando sei in compagnia di qualcuno a cui squilla il cellulare. Il lui ti guarda e tra lo scocciato ed il rassegnato ti dice : " Il cellulare  " Come se il telefonino fosse un essere umano, avesse vita propria e portandogli più rispetto di una persona in carne ed ossa ,  aggunge la solita frase di rito: " Devo rispondere!!!". Tutto ciò mi sconcerta.


Per combattere queste cattive abitudini una campagna di educazione cittadina non guasterebbe.



giovedì 12 aprile 2012

CALDORO : IL TEMPOREGGIATORE

( Ma che fine hanno fatto i nostri generali?)




Tutti conoscono la storia di Quinto Fabio Massimo detto il temporeggiatore, che aveva fatto della tattica militare di logoramento il suo ardimento. A detta del "detrattore", Marco Minucio Rufo, vista la sua ignavia caratteriale oltre non sarebbe stato capace di andare. Come diceva G. Volpe : “ Il passato si mostra nel presente in una circolarità di vita perenne”, In questa caso il temporeggiatore si rincarna in Stefano Caldoro. Temporeggiare su tutte le decisioni importanti, meglio se riguardano le urgenze di Salerno città e provincia. Alle cronache di oggi due casi che richiedono interventi immediati il CSTP e l’Azienda San Leonardo. Ma la lista è lunghissima e la tattica di Caldoro è più che svelata . “Temporeggiare logorando e stremando l’avversario” per condurre Salerno nel baratro napoletano, al fine di giustificare che il suo fallimento politico è stato dovuto dalle condizioni insanabili,nelle quali era stata lasciata la regione  Campania. Se infatti da tale quadro di mobilità discendente si dovesse salvare, puta caso Salerno, si evidenzierebbe che un territorio può risorgere e migliorare , nonostante tutto contro ( tasse , tagli, crisi e cosìvia) perché la gestione e questione di uomini d’intelletto.

Ora, aldilà delle responsabilità dirette di Caldoro dal quale ci si poteva aspettare,in questo quadro di pochezza generale della politica simile condotta, ma che fine hanno fatto i consiglieri regionali ( in giunta, fuori giunta) - cioè i nostri generali - eletti dai salernitani e con obblighi morali verso il territorio???



mercoledì 11 aprile 2012

SENZA VERGOGNA



La fantasia delle persone colpite dalla crisi,  in questo periodo di gravissima recessione economica vuoi per  licenziamenti o per rivendicazioni salariali deve dare la stura al meglio di sé. I forestali salernitani sono saliti sui tetti , i comunali hanno risposto al taglio dello straordinario  con bandiere e trombe, i giovani contro la riforma della scuola con cori da stadio, fischietti e tamburi; i dipendenti ASL si sono incatenati e quelli  del San Leonardo sono saliti sui cornicioni, altri sono scesi in piazza con i forconi, poi con scope e palette, in mutande e, casi estremi cosparsi di benzina dandosi fuoco ( sul tipo bonzo tibetano). Queste manifestazioni dimostrano che la politica , in special  modo regionale campana ,  ha fallito. Ha fallito al punto di abdicare e benedire il  binomio Napolitano –Banchieri a livello nazionale e regionale a paventare un ribaltone nella giunta Caldoro. Ma i politici restano al proprio posto continuano a foraggiarsi, a gettonarsi e prebendarsi senza vergogna come se i responsabili di questo sfascio non fossero loro che hanno male amministrato  e mal scelto i manager pubblici, il tutto senza vergogna e tanto schifo.    

sabato 7 aprile 2012


SALERNO: UN RITORNO ALLE BUONE MANIERE

Non penso dipenda da un mio particolare stato d’animo, ma passeggiando nel centro di Salerno sono stato colpito dalla mania dell’essere scortese delle persone. Siamo passati dalla società della classe e dello stile a quella dei muscoli e della prepotenza. Il sindaco De Luca li etichetta sbrigativamente come cafoni, non sbagliando, il problema è che taluni salernitani non hanno più chiara la linea di demarcazione tra un comportamento da cafone e come soleva dirsi una volta “ da signore”. Quando eravamo giovanissimi, seppure non appartenevi ad una classe agiata, riuscivi ad entrare ed a sederti nei salotti c.d. buoni , abbattendo la barriera , il più delle volte fatta dai soldi, perché avevi modi e maniere , per l’appunto da signore; insomma ti comportavi  bene. Eri educato, sapevi stare  a tavola, cedevi il passo, non urlavi, il turpiloquio non ti apparteneva. E qualora  per una ragione o per un’altra, un modo di fare usciva dai canoni della cortesia si usavano espressioni tipo “ mamma che grezza che hai fatto” ; “ ne hai persi di punti comportandoti così”. Lo stile ed il saper vivere s’insegnava a tutti i livelli dalle c.d. classi meno agiate fino ai benestanti e le regole erano uguali sia per gli uni che per gli altri. Mi è capitato di far accendere una sigaretta ad una signorina che poi se ne andata senza ringraziare. Ho ceduto, all’ingresso di un negozio a via dei Principati, il passo ad una signora che neanché ha ringraziato. Non parliamo delle macchine quando attraversi che ti sfrecciano di fianco incuranti con brutte parole ed improperi. Ragazzine che per strada usano un linguaggio da taverna (di una volta). E finanche vigili che rimbrottano i cittadini  in doppia fila a circolare,  con sbrigativi “ iamm bell’e  votte  e mane”. Questi sono comportamenti che non possiamo, purtroppo,  sanzionare con un regolamento comunale ma che danno uno spaccato di una società che ha “PERSO LO STILE”( UNA CAMPAGNA PROMOZIONALE PATROCINATA DAL COMUNE NON GUASTEREBBE). La pena a comportamenti  cafoni  una volta era “ l’emarginazione” oggi mi sembra che gli emarginati siano coloro che lo stile non  lo hanno perso. Un ritorno alla cortesia non potrebbe che fare del bene alla nostra città ed al quotidiano vivere. Ai cafoni ricordiamo cosa significa essere “ cittadino”.        

venerdì 6 aprile 2012

ALLA FACCIA DELLA GUERRA ALLA SOSTA SELVAGGIA 

Titoloni dei giornali sulla sosta selvaggia a salerno i vigili di del capitano Eduardo Bruscaglin ieri hanno elevato 70 verbali e rimossi 29 veicoli. Le arterie stradali principalmente controllate sono state  , tra le altre , quelle della zona Carmine (via Vocca, Prudente C. Calenda, S. Giovanni Bosco, Manganario, M. Paglia. P.zza Filangieri, Pellecchia, Alemagna, P. De Granita ). Sarà pur vero però A via Giovanni Centola non c’è e si vede. Guardate alle 8.30 di stamane. Non sono proprio venuti a controllare; oppure non vengono perché c'è qualche selvaggio da  tutelare ?

 




martedì 3 aprile 2012

M O R T I



                                                                               ( I 32 soldati uccisi a via Rasella)
                                                                              
Ieri è morto a 90 anni Rosario Bentivegna, il partigiano dei Gap che prese parte all'azione di via Rasella il 23 Marzo 1944. Ma Bentivenga fu un eroe ?


Il 23 marzo 1944 alle ore 15 circa, nell'interno della città aperta di Roma, in pieno centro storico, in via Rasella, all'altezza di palazzo Tittoni, mentre passava un reparto di 156 uomini della 11a Compagnia del Reggimento "Bozen", comandato dal maggiore Helmut Dobbrick scoppiava una bomba a miccia ad alto potenziale collocata in un carrettino per la spazzatura urbana, confezionata con 18 chilogrammi di esplosivo frammisto a spezzoni di ferro. L’ esplosione causò la morte di trentadue militari tedeschi e di due civili italiani di cui un bambino di dieci anni. Prese parte all’azione Rosario Bentivegna che, travestito da spazzino, trasportò la bomba con la carretta ed altri tra cui la moglie Carla Capponi. Questo gruppo GAP dipendeva da Giorgio Amendola, Riccardo Bauer e Sandro Pertini (i due ultimi dichiararono di non essere stati preventivamente informati e che l'ordine venne dato da Amendola). Il Comando tedesco ordinò, per rappresaglia che per ogni tedesco ammazzato dieci comunisti-badogliani saranno fucilati. E cos’ fu.



Processo Kappler. Tribunale Militare di Roma, 20 luglio 1948. Momento drammatico di alta tensione in aula quando, nel corso dell'udienza, esce dal pubblico una voce straziante di donna che investe violentemente Rosario Bentivegna presente in aula in qualità di testimone: "Assassino, codardo! Ho la mia creatura alle Fosse Ardeatine, perché non ti sei presentato, vigliacco?". È un’invettiva che esce dal cuore lacerato di una madre. Scottante, crudele. Essa pone il problema morale della guerriglia e solleva un dubbio atroce: si poteva evitare la rappresaglia dei tedeschi? In altre parole, se i responsabili materiali dell'attentato si fossero presentati, il Comando tedesco avrebbe ugualmente deciso la rappresaglia?

Il presidente del Tribunale, gen. Euclide Fantoni, pone la domanda a uno dei protagonisti presenti, Rosario Bentivegna, appunto. Il teste risponde che la presentazione degli attentatori non fu esplicitamente richiesta dai tedeschi. “Se ci fosse stata - afferma - mi sarei presentato". E aggiunge: "la colonna tedesca costituiva un obiettivo militare. Facevano rastrellamenti e operavano arresti. Erano soldati. Ho avuto l'ordine di attaccarli e li ho attaccati". ( Invece, poi si saprà che il reparto di 156 militari preso di mira dai "gappisti" romani non era di truppe combattenti, ma era formato da riservisti altoatesini che non operavano rastrellamenti e arresti ma erano destinati a compiti di ordine pubblico, compatibili con le norme che regolavano il funzionamento della città aperta di Roma). "No, - ribatte Kappler - l’eccidio avrebbe potuto essere evitato se si fosse presentato l'attentatore o se fosse venuta un'offerta della popolazione. D’altra parte, da mesi erano affissi manifesti per gli attentati con l'indicazione della rappresaglia da uno a dieci". "No, - dice l'accusa - i manifesti di cui parla l'imputato Kappler erano stati affissi due mesi prima e lasciati esposti per soli due giorni". Ma Domenico Anzaldi di Roma, testimoniò tempo dopo che la sera dell'attentato di via Rasella è stato affisso sui muri di Roma, e io l'ho letto, un manifesto preannunciante che il Comando tedesco avrebbe fatto uccidere dieci «comunisti badogliani» per ogni militare tedesco morto" .

Ma due avvenimenti tragicamente analoghi a quello di via Rasella, al contrario di quello sublimati dall'olocausto di quattro innocenti, mettono in una luce che se Bentivenga si fosse consegnato non vi sarebbe stata la rappresaglia. Quello di Palidoro, in provincia di Roma, avvenuto nel settembre 1943 eroe Salvo d'Acquisto ed Fiesole tre carabinieri della locale stazione - Vittorio Marandola, Alberto La Rocca e Fulvio Sbarretti - per salvare le vite di dieci innocenti ostaggi si presentarono ai nazisti che li fucilarono immediatamente contro un muro dell'albergo Aurora; medaglie d'oro al valor militare. Secondo il diritto internazionale (art. I della Convenzione dell'Aia del 1907), l’attentato di via Rasella fu un fatto illegittimo. Chi invece considerò l'imboscata di via Rasella "un'azione legittima di guerra" fu la Magistratura ordinaria, che con sentenza della Corte di Cassazione dell' 11 maggio 1957 non accolse le richieste di risarcimento avanzate dai parenti delle vittime, già respinte dal Tribunale e dalla Corte d'Appello civili di Roma, e sentenziò definitivamente che ogni attacco contro i tedeschi costituiva un “atto di guerra".

(Tratto da L'IMBOSCATA DI VIA RASELLA Ma questa era guerra? di Ivaldo Giaquinto).