mercoledì 8 settembre 2010

SIAMO UOMINI LIBERI?
Vi voglio invitare ad una riflessione : “ Il male di tutti i mali è la società mercantile”. Leggete questa trasposizione : (…) nelle contrapposte classi dei capitalisti e dei proletari si vede due facce d’una stessa realtà che è la “demonia dell’economia”, l’assunzione d’una categoria strumentale a categoria finalistica, conseguente alla “invasione barbarica” dell’industrialismo. L’illusorio miraggio delle conquiste tecnico-industriali, che egualmente abbacina i due antagonisti, vela ai loro occhi il deserto spirituale in cui il materialismo li ha condotti e dove essi officiano all’ultima divinità superstite: il progresso, tra i possibili fasti del quale vi è la distruzione scientifica dell’umanità. LA difesa disperata dei valori spirituali degli stessi uomini disposti ad arginare la rovina sono più o meno intaccati dalle tossine del male che essi vogliono curare, delle quali la cultura moderna è impregnata. Ed allora dar vita ad una élite a carattere spirituale, formata da uomini esprimenti un ideale di virilità immateriale, dotati di una fedeltà incondizionata, ascetica, incrollabile all’idea che li accomuna capace di depurare dalle tendenze economicistiche, utilitaristiche e ultra-consumistiche l’agire quotidiano “. Nessun anatema contro il denaro ed il profitto, esprimerei un pensiero troppo antimoderno, ma sostengo che i valori e la funzione economica sono da accettarsi, ma in quanto subordinati ad altri valori. E’ significativo che il privilegiare sistematicamente l'economia ed il benessere individuale porti a breve termine, oltre che all'instaurazione di un sistema inumano ed alla deculturalizzazione dei popoli, persino ad una cattiva gestione economica. Ma purtroppo ciò che sfugge al calcolo dei costi oggi è trascurato. Gli aspetti non quantificabili economicamente della vita umana e dei fatti socioculturali diventano indecifrabili e vengono quindi ritenuti insignificanti. La personalità dell'uomo è “cosificata”, ovvero assorbita dai beni economici posseduti, che soli strutturano la sua individualità. Si cambia di “personaggio” quando cam¬bia la moda e non si è più caratterizzati né dalle origini , né dalle opere, ma solo dal consumo. Nel sistema contemporaneo i tipi dominanti sono il consumatore, l'assicurato, l'assistito, neppure il produttore o l'imprenditore, giacché il mercantilismo diffonde un tipo di valori per cui ven¬dere e consumare appare più importante che produrre. E non vi è niente di più livellatore che la funzione del consumo: il produttore, o l'imprenditore, si dif¬ferenzia per le sue azioni, mette in gioco delle capacità personali; il consumo invece è l'attività passiva , la non attività per eccellenza, a cui tutti possono in¬differentemente accedere. Ed oggi il consumo non distingue più neppure le elité perché al bene pregiato che classifica una persona come ricca , sopperisce l’industria del falso. E qui il discorso si fa più complicato in quanto involge il tema dell’essere e dell’apparire.

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