lunedì 27 settembre 2010


GLI ORCHI

Le immagini riportate sono chiaramente di Salerno, C.so Vittorio Emanule per intenderci, e mentre si magnificano piazze, luoghi d'incontro ultracivili, opere stradali migliorative, asili e tant'altro i cittadini di salerno, voglio sperare non salernitani e di sicuro non salerniNANI, si comportano così. Tali azioni mi fanno venire in mente  un passaggio de Lo Hobbit di Tolkien : " Gli orchi non fanno cose belle (...) ,  Di solito sono disordinati e sporchi. (...). Hanno sempre cercato di lavorare il meno possibile con le proprie mani, e sono probabilmente responsabili di quegli sconvolgimenti che alcuni chiamano "regresso" ( quest'ultima è nota dell'autore). Nei romanzi di Tolkien, gli orchi sono descritti come esseri antropomorfi, più bassi degli Uomini, orribilmente deformi, sudici; hanno le gambe arcuate e sono forzuti ma impacciati. Sono creature malvagie e miserabili, capaci solo di distruggere. E' triste constatare che girando per la città  ne siamo invasi, prevale la cultura dell'orco, e mi viene da pensare che il Prof. Tolkien è sempre molto attuale.






 

venerdì 10 settembre 2010

SELF-CONGRATULATION



Come è sottile la linea tra narcisismo ed autocelebrazione in psicologia. In politica, poi diventa addirittura invisibile. Si entra e si esce quando dall’uno e quando dall’altro. Ma come sono i politici di oggi, fatta eccezione per molti del passato e pochi del presente.  Innamorati di sé stessi? pieni di arroganza?  vanagloria?  megalomani?  O semplicemente buoni gestori della cosa pubblica ?  Vi chiedere cosa mi ha sollecitato questa riflessione ebbene guardate qui:



Nei miei soliti giri in bici per Salerno - mi sforzo di salvare l'ambiente ed il mio apparato cirdio-vascolare -  ho letto questo  manifesto perciò  mi è venuto da pensare se esiste un differenza tra autocelebrazione e narcisismo. Vuoi vedere che l'autocelebrazione è una forma di narcisismo contenuto, come dire  narcisismo  patologia dell'autocelebrazione. Il problema è che in politca l'uno e l'altro sono intimamanete connessi. Al di là dei contenuti del manifesto, perché il  Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca ha sentito l'esigenza, tra l'altro non nuova, di dire : " Avete visto quanto sono bravo, mi avete dato fiducia ed io sto ricambiando". Questo va bene. Ma mi preoccupa una riflessione , vuoi vedere  che oggi fare il proprio dovere  rappresenta un'eccezione  - da autocelebrazione/narcisistica - stante la miriade di mangia pane a tradimento e fannuloni che ritroviamo a gestire il bene comune. Ed allora mi viene in mente la figura di Domenico Pellegrini-Giampietro ( si studi  senza preclusioni ideologiche, solo come fatto storico) il cui rimpianto è stato non  il riconoscimento "bisbigliato" di salvatore delle finanze d' Italia, ma quello di non aver potuto portare a compimento l'opera che si era prefisso. E se il Sindaco invece di fare la lista di quello che ha fatto, facesse la lista periodica delle cose ancora da fare, in modo di garantire ai cittadini la possibilità di verificare la operatività "in corso d'opera"?   
Maestro di kyūdō ( tiro con l'arco) all'allievo : " Da noi se si ha da fare un cammino di 100 km a 90 km ci si considera solo a metà...

giovedì 9 settembre 2010




 AZIONE E QUALIFICAZIONE

Parto da un banale e ricorrente fatto per introdurre un argomento senza fine. Sulle spiagge di tutta Italia, ma forse nel mondo, si apre come al solito il mercato del tarocco. Cioè a dire un oggetto simile all’originale nella fattura , ma mai nella sostanza. Pare sia difficile resistere alla tentazione dell’acquisto con tutte le trappole “ intime” ad esso collegato. Alcuni ne fanno, poi, solo una questione di stile, altri ne fanno una questione anche etica. Personalmente mi chiedo perché si compra il tarocco ? Le giustificazioni posso essere infinite, siano esse riferite al sì come al no. Non voglio porre un problema sul : “ Piuttosto che niente meglio piuttosto; oppure meglio pochi ma buoni “. Sia essa una questione etica oppure di stile non è importante , come al solito l’acquisto è l’effetto , noi abbiamo l’obbligo di chiederci qual è la causa. Dobbiamo domandarci cosa vogliamo far prevale l’essere o l’apparire. Annosa questione anche questa. Ebbene la società moderna impone uno status e degli standard, ed ecco che orde di persone la inseguono, mentre non se ne rendono neanche conto, ciò perché gran parte dei rapporti sono dominati sull’apparire. Ciò ha portato innegabilmente ad un mondo che privilegia l’apparire in modo smisurato sull’essere che è rimasto sino ad oggi una terra di nessuno, poco importante e come si crede erroneamente persino non espandibile. L’essere quindi, è un qualcosa di profondamente diverso, l’essere è come siamo veramente, nel profondo, cosa e come pensiamo, è la parte di noi stessi con la quale dialoghiamo interiormente, ma essa raramente è mai esposta nella sua completezza, ciò perché spesso l’essere può collidere severamente con l’apparire. Persona , personalità risultano sempre al “ centro” e se invece , visto che l’apparire è forma e l’essere può essere il non essere , e se affermassimo il principio dell’impersonalità attiva : “ Bisogna suscitare uno stile di impersonalità attiva, per cui quel che conta sia l’opera e non l’individuo, per cui si sia capaci di non considerare se stessi come qualcosa di importante, essendo importante invece la funzione, la responsabilità, il compito assunto, il fine perseguito”. E se facessimo così.

mercoledì 8 settembre 2010

SIAMO UOMINI LIBERI?
Vi voglio invitare ad una riflessione : “ Il male di tutti i mali è la società mercantile”. Leggete questa trasposizione : (…) nelle contrapposte classi dei capitalisti e dei proletari si vede due facce d’una stessa realtà che è la “demonia dell’economia”, l’assunzione d’una categoria strumentale a categoria finalistica, conseguente alla “invasione barbarica” dell’industrialismo. L’illusorio miraggio delle conquiste tecnico-industriali, che egualmente abbacina i due antagonisti, vela ai loro occhi il deserto spirituale in cui il materialismo li ha condotti e dove essi officiano all’ultima divinità superstite: il progresso, tra i possibili fasti del quale vi è la distruzione scientifica dell’umanità. LA difesa disperata dei valori spirituali degli stessi uomini disposti ad arginare la rovina sono più o meno intaccati dalle tossine del male che essi vogliono curare, delle quali la cultura moderna è impregnata. Ed allora dar vita ad una élite a carattere spirituale, formata da uomini esprimenti un ideale di virilità immateriale, dotati di una fedeltà incondizionata, ascetica, incrollabile all’idea che li accomuna capace di depurare dalle tendenze economicistiche, utilitaristiche e ultra-consumistiche l’agire quotidiano “. Nessun anatema contro il denaro ed il profitto, esprimerei un pensiero troppo antimoderno, ma sostengo che i valori e la funzione economica sono da accettarsi, ma in quanto subordinati ad altri valori. E’ significativo che il privilegiare sistematicamente l'economia ed il benessere individuale porti a breve termine, oltre che all'instaurazione di un sistema inumano ed alla deculturalizzazione dei popoli, persino ad una cattiva gestione economica. Ma purtroppo ciò che sfugge al calcolo dei costi oggi è trascurato. Gli aspetti non quantificabili economicamente della vita umana e dei fatti socioculturali diventano indecifrabili e vengono quindi ritenuti insignificanti. La personalità dell'uomo è “cosificata”, ovvero assorbita dai beni economici posseduti, che soli strutturano la sua individualità. Si cambia di “personaggio” quando cam¬bia la moda e non si è più caratterizzati né dalle origini , né dalle opere, ma solo dal consumo. Nel sistema contemporaneo i tipi dominanti sono il consumatore, l'assicurato, l'assistito, neppure il produttore o l'imprenditore, giacché il mercantilismo diffonde un tipo di valori per cui ven¬dere e consumare appare più importante che produrre. E non vi è niente di più livellatore che la funzione del consumo: il produttore, o l'imprenditore, si dif¬ferenzia per le sue azioni, mette in gioco delle capacità personali; il consumo invece è l'attività passiva , la non attività per eccellenza, a cui tutti possono in¬differentemente accedere. Ed oggi il consumo non distingue più neppure le elité perché al bene pregiato che classifica una persona come ricca , sopperisce l’industria del falso. E qui il discorso si fa più complicato in quanto involge il tema dell’essere e dell’apparire.