giovedì 28 aprile 2011
domenica 24 aprile 2011
In una Italia divisa dai regionalismi, dalle identità, dalle differenze reddituali e sociali, dalle religioni, dalla politica, dalle tifoserie calcistiche. Divia tra italiani e tra italiani e stranieri, e finanche tra i due leader salernitani - De Luca /Cirielli - ci si poteva aspettare una unitarietà d’interpretazione del 25 aprile? Certo che no. La festa non sarà unica fino a quando non si ammetterà la verità su via Rasella, sul macello crudele di già vinti e senz’armi. Se non si ammetterà la strage di Schio, dell’Ospedale psichiatrico di Vercelli , Codevigo, Mignagola, Costa d’oneglia e di Oderzo. Zone nelle quali sono morti familiari di fascisti senza responsabilità, giovani repubblichini a migliaia. E poi gli omicidi, tollerati dagli americani, di solitari di fascisti colpevoli di assassinio , ma anche innocenti con l’unica imputazione di professare la fede per il fascismo e di non averlo rinnegato. L'ignobile la mancanza del diritto alla sepoltura nei cimiteri ai giovani della RSI ed altre atrocità- in modo bipartisan - decritte da don Dario Zanini in Marzabotto e dintorni. L’altra storia, quella raccontata dai vincitori si conosce tutta e si riconosce nel 25 aprile, quella, diciamo in “camicia nera” fà fatica ad identificarvisi proprio per questi motivi. George L. Mosse – che di sicuro non può essere ritenuto un fascista – ha scritto nel libro Il Fascino del persecutore che la storia che deve essere raccontata è quella dei fatti, l'altra invece non può essere considerata storia ma cronaca di parte. Quest'ultima non aiuta a far comprendere che in una guerra soprattutto civile non ci sono vinti e vincitori , ma tutti sconfitti dagli eccessi d'incomprensione e dalla assenza di tollerenza. Il 25 aprile sarà la festa di tutti gli italiani quando si cercherà " (...) di dare valore ai sacrifici umani sostenuti durante il conflitto e non a utilizzarli per ideologie di parte(...).
mercoledì 13 aprile 2011
Già da un paio di giorni i quotidiani locali ci tempestano delle previsioni dei sondaggi alle comunali di Salerno. Una volta ci dicono che vinceranno le liste di Cirielli ma al secondo turno solo di misura, parafrasando i bookmakers – UNDER - ; altri invece prevedono una vittoria di De Luca al primo turno con una percentuale schiacciante - quindi OVER -. La stranezza è che dalle opinioni degli intervistati emerge che i salernitani prediligono sia l’uno che l’altro per le stesse ragioni: autoritarietà e decisionismo. Pertanto per i sondaggisti pare che, per piacere agli elettori salernitani bisogna essere dello stampo “ IO DECIDO CHE …. “. E’ evidente che risposte del genere vorrebbero ritagliare un profilo dell’elettore stanco della partitocrazia che vuole premiare un nuovo cesarismo senza mediazione. Ma come al solito, però, manca l’opinione di chi invece non crede più ai politici e che l’uomo della provvidenza sia solo un atteggiamento, un mezzo per raggiungere nel più breve tempo possibile i propri oscuri fini senza dar conto ad alcuno. A chi crediamo? Io vi dico aspettimo i risultati, altrimenti: " Guardate c'è un asino che vola".