mercoledì 19 gennaio 2011

ANCORA LA BORGHESIA ?
La settimana scorsa sul nostro lungomare campeggiavano manifesti con falci e martello ed un gazebo che invitava a firmare per il ritorno del comunismo contro la borghesia. Astenendomi da qualsiasi commento sulla bontà dell’ideologia comunista, e comunque meglio una ideologia che la nientolologia, mi sono soffermato su un commento di mia moglie . “ … ancora la borghesia ? “. Così mi è venuta in mente una classificazione , che tra l'altro ricordavo male di Sylos Labini sulle classi sociali, in cui proponeva la seguente distinzione fra le classi: "I) Borghesia vera e propria: grandi proprietari di fondi rustici e urbani (rendite); imprenditori e alti dirigenti di società per azioni (profitti e rendite misti che contengono elevate quote di profitto); professionisti autonomi (redditi misti, con caratteri di redditi di monopolio). IIa) Piccola borghesia impiegatizia (stipendi). IIb) Piccola borghesia relativamente autonoma (redditi misti: coltivatori diretti, artigiani (inclusi i piccoli professionisti), commercianti. IIc) Piccola borghesia: categorie particolari (militari religiosi ed altri) (stipendi). IIIa) Classe operaia IIIb) Sottoproletariato". Negli ultimi anni, a causa della precarizzazione del lavoro, della svendita dei beni pubblici e della corruzione politica, tutto questo è stato demolito. I processi di globalizzazione hanno ridotto la società politica ed economica a due sole classi : “ I RICCHI ED I POVERI” – che fa tanto Roma monarchica patrizi e plebei - riassorbendo la c.d. borghesia nella categoria dei poveri . Infatti molte persone appartenenti alle classi medie si sono trovate a non avere più i vantaggi economici di prima. La competizione lavorativa è diventata mondiale, e viene diretta e controllata da chi già detiene una fetta enorme di potere economico; hanno fatto aumentare il divario fra le due uniche classi e nei paesi ricchi molte persone appartenenti alle classi medie si sono trovate povere. I paesi poveri vengono costretti a produrre di più mentre il prezzo delle loro materie prime viene abbassato, e nei paesi ricchi aumentano la disoccupazione e il lavoro precario. Ed i politici? Ebbene loro cercano di dimostrare di poter rappresentare tutte le classi e difendere i diritti di tutti, ma è un comportamento di copertura, ossia che è vero l'opposto: il politico oggi non è a servizio dei cittadini, e la politica è soltanto un canale che serve al gruppo egemone per mantenere il controllo politico sulla popolazione , dove nelle campagne elettorali il cittadino non è il protagonista, ma bersaglio della propaganda di esperti "consulenti" , chiamati spin doctors (dottore del raggiro, manipolatore di opinioni). Si è passati : “ dalla democrazia rappresentativa alla democrazia consumista". E i cittadini ? Sono alla passivizzazione. Oggi i politicanti valorizzano ciò che appare e che suscita emozioni momentanee, e nascondono quello che sarebbe meglio per la società, guardandosi dall'affermare i valori come la solidarietà e il principio di redistribuzione della ricchezza.

domenica 16 gennaio 2011

STRATEGIA DELL'INGANNO: SONO I NOSTRI POLITICI I VERI STRANIERI
Sono di ogni giorno i commenti della gente comune sulla crisi economica, sulla terza settimana, sui problemi familiari riferiti ai figli ed alla loro occupazione, all’incertezza di un futuro. Dalle parole del popolo emerge innanzitutto un disgusto per la classe politica in generale causa dei mali di questa Italia alla deriva. In crescita, però, è il disprezzo verso lo “ straniero “, esso è diffuso ovunque nelle nostre città. I commenti dei semplici sono semplici e più o meno di questo tenore: “ E’ degli stranieri la colpa se si pagano più tasse, loro non partecipano e noi paghiamo il doppio ; gli stranieri commettono reati li arrestiamo ed in galera dobbiamo anche mantenerli; nei nostri bar, nei ristoranti si sono presi i posti dei nostri figli, sono dappertutto , nelle case degli italiani la fanno da padroni, il giovedì Salerno non è più la nostra città e così via…”. E’ un razzismo pecoreccio , latente che non emerge in atti eclatanti od in manifestazioni clamorose, si trascina e si esprime come una forma di reazione e di protesta; ma forse più di disperazione, di un popolo alla ricerca del colpevole di tutti i nostri mali, del disagio che esso soffre. La politica su questo argomento s’indigna ed urla al pericoloso ritorno dei miti della razza e del sangue e di un temibile e strisciante razzismo; ma poi la politica è di nuovo lì a riunirsi a fare affari acquisendo voti , per alleanze in Comune , in Provincia ed in Regione ( non parliamo poi del livello nazionale) per consolidare il proprio potere ed esercitarlo in modo da soddisfare gli appetiti di coloro i quali gli hanno garantito la rielezione in un sincronico ed amorale sinallagma. Non si sforzassero gli esperti sociologi a cercare nelle frasi della gente ragioni razziste, differenzialiste, etnocentriste ( Alain de Benoist docet). Ma convinciamoci tutti che ciò che succede tra gli uomini non è per caso. Se pensassimo invece, per un momento che i proclami xenofobi, antiuniversalisti, siano una strategia per distrarre la popolazione facendo sì che si crei un nemico ideale per dissimulare quello reale. Non sarebbe una novità. Abbiamo diversi precedenti storici sull’argomento. Durante il nazismo non mancavano dei consigli per la vita quotidiana e per un miglior sfruttamento delle risorse di cui disponevano le famiglie, che se da un lato li distraeva dall'affrontare tematiche più impegnative, dall' altro dava l'impressione di un concreto aiuto a chi era in difficoltà, soprattutto a partire dall' inverno del 1944 in piena guerra. Così è già stato con la politica della strategia della tensione con gli attentati di Stato per i quali il terrorismo era l’unico nemico, mentre la rete degli affari della politica continuava a stendersi impietosa ed implacabile ed ne era coresposnsabile. Mimetismo, strategia dell’inganno. Ci sarà anche un senso di disagio da integrazione razziale, ma l’attenzione andrebbe spostata verso i veri stranieri , che sono coloro che non tengono al nostro Stato , al benessere dei cittadini, che non sono integrati con i bisogni della popolazione, che nulla fanno per garantire il meglio per il territorio e nulla per preservarlo. Oggi i veri stranieri sono tutti questi politici, sono i vertici delle nostra pubbliche amministrazioni, degli ospedali, degli uffici pubblici sono gli uomini di Stato. Queste persone sono straniere perché non abitano nell’idea di ciò che dovrebbe essere l'uomo nuovo : “ (…)l’uomo nuovo, sostanza cellulare pel moto di risveglio, sarà antiborghese e si differenzierà dalla generazione precedente, è per la sua insofferenza per ogni forma di retorica e di falso idealismo, per tutte quelle grandi parole che si scrivono con la lettera maiuscola, per tutto ciò che è soltanto gesto, frase ad effetto, scenografia. Essenzialità, invece, nuovo realismo nel misurarsi esattamente coi problemi che si imporranno, nel far sì che valga non l’apparire, bensì essere, non il ciarlare, bensì il realizzare, in modo silenzioso ed esatto (…) quell’ élite la quale, in una raccolta intensità, definisca secondo un rigore intellettuale ed un’assoluta intransigenza l’idea, in funzione della quale si deve essere uniti, ed affermi questa idea soprattutto nella forma dell’uomo nuovo, dell’uomo della resistenza, dell’uomo dritto fra le rovine. Se sarà dato andar oltre questo periodo di crisi e di ordine vacillante e illusorio, solo a quest’uomo spetterà il futuro”.
Allora chi sono i veri stranieri ?